IL LABIRINTO DEL PORSENNA:
Il Labirinto, quel giochino che
![]() Il Labirinto o Spirale della Vita, rappresenta in realtà il passaggio dalle Tenebre alla Luce, la continua ricerca della Conoscenza, tanto che anticamente, all'interno dei Labirinti, si trovavano i Santuari preposti a particolari riti iniziatici. Il più antico Labirinto, oggi ormai completamente perduto, fu quello fatto costruire in Egitto dal Faraone Amenemhet III intorno al 2000 a.C. Si trovava nei pressi di Fayum ed era diviso in 300 stanze e dodici cortili coperti, sei a nord e sei a sud, comunicanti tra loro e circondati da una imponente muraglia. Nessuno conosce esattamente lo scopo del Labirinto di Fayum e secondo antiche tradizioni, lo stesso Mosè venne sottoposto a tale prova per dimostrare di essere degno di custodire i segreti dell'Arca dell'Alleanza. Ma il Labirinto più conosciuto è sicuramente quello di Cnosso, a Creta, anche questo ad oggi perduto, pur essendo la sua pianta originale impressa in molte monete e vasi dell'epoca. Altro Labirinto scomparso è quello che si sarebbe dovuto trovare nei pressi di Chiusi e che avrebbe contenuto il famoso tesoro di Porsenna. Numerosi infine i Labirinti che si trovano impressi in quasi tutte le Cattedrali gotiche e in Italia quello della Cattedrale di Lucca, il Labirinto di San Vitale a Ravenna, quello di Santa Maria di Trastevere a Roma e quello di San Michele Maggiore a Pavia. Un esemplare di Labirinto del 700 perfettamente conservato si trova nella Villa Nazionale di Stra, presso Venezia.
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Quando fu costruito
il primo labirinto? Se ponessimo la domanda allo storico Erodoto, vissuto
quattro secoli e mezzo prima di Cristo, risponderebbe aprendo le sue Storie, al
libro II. Qui è descritto appunto un labirinto, sito in Egitto, presso le
piramidi. Il grande greco lo vide e potè visitarlo. Costruito interamente in
pietra calcare, di pianta quadrata, racchiudeva vaste sale e aveva un portico
con colonne monolitiche; le camere dovevano essere migliaia. Da allora si gioca
con le varie ipotesi. C' è chi crede fosse il tempio funerario di Amenhemet III
a Hawarah, c' è chi dice altro.
Ma per rispondere meglio dovremmo fidarci dei miti, recarci a Creta, rivedere
con la nostra fantasia il celebre labirinto costruito dall' architetto Dedalo
per re Minosse e pensare che in quel luogo dell' immaginario occidentale fu
rinchiuso il Minotauro, l' essere dal corpo umano e dalla testa taurina. L' eroe
ateniese Teseo, aiutato da Arianna, figlia del re, vi penetrò: uccise il mostro,
liberò i fanciulli inviati come tributo e guadagnò l' uscita grazie al filo che
la donna gli diede. Alcuni archeologi identificarono questo luogo con il palazzo
di Cnosso, dalla forma intricata, ricco di decorazioni di asce bipenni (in greco
lábrys, da cui potrebbe derivare appunto labirinto). Chissà qual è la via
migliore; chissà se la tomba labirintica, presso Chiusi, descritta da Plinio nel
XXXVI libro della sua Storia naturale, fu proprio quella del re etrusco
Porsenna.
L' uomo ha avuto sempre necessità di creare labirinti, fatti di pietra o di
pensiero. Con essi ha anche spiegato quella cosa inafferrabile che i filosofi
chiamano realtà, o almeno i suoi percorsi misteriosi. È impossibile uscire da un
labirinto, soprattutto se non ha pareti ben definite. L' idea attende ognuno di
noi in opere insospettabili e ogni volta ha la capacità di attirarvi la nostra
anima. Il labirinto lo potete incontrare nei suoni sublimi di Bach o nelle
impalpabili note di Mozart o nella violenza che si cela in talune disperazioni
di Beethoven; ci state dentro senza accorgervi quando vi fidate di un filosofo
che vuol dimostrarvi con la ragione l' esistenza di Dio. I letterati si direbbe
quasi che siano costretti a giocare con i labirinti, così come gli indagatori
delle società. Gli esempi sono infiniti, ma nessuno potrà negare che i più
contorti tra quelli contemporanei li abbia edificati la burocrazia. Nel 1913 lo
scrittore russo Andrej Belyj, nel suo romanzo Pietroburgo, ci aveva avvisati
dell' esistenza del senatore Apollon Apollonovic, capace di esercitare il
controllo in una città-labirinto-prigione attraverso una burocrazia implacabile
e un reticolato di leggi oppressive.
Le nostre ricerche corrono in rete, desideriamo scoprire informazioni e certezze
da catturare con Internet. E anche in tal caso, non è difficile dimostrare che
ci siamo cacciati di nuovo in un labirinto. Erano meglio gli antichi o l'
attuale? Inutile rispondere, basterà ricordare che ogni epoca ne ha bisogno
almeno di uno, a sua misura. L' uomo medievale trovava l' immagine del labirinto
sui pavimenti delle cattedrali. Chiunque fosse entrato in quella di Amiens, ne
vedeva uno di rara bellezza. La sua fede gli consigliava di percorrere i
tortuosi tracciati in ginocchio, per meglio comprendere quanto difficile fosse
stata per il Cristo la via del Golgota.
Oggi tutto è cambiato, ma ogni giorno scopriamo nello schermo del nostro
computer che qualche calvario c' è, anche se camuffato e virtuale.
Di divagazione in divagazione, rischieremmo di condurvi in un altro labirinto. È
il caso di riprendere il filo del discorso e ricordare lo spunto da cui siamo
partiti: un nuovo libro di Paolo Orvieto, dal titolo Castelli labirinti
giardini. Luoghi letterari di orrore e smarrimento (Salerno Editore). Clausure
mostruose, case maledette, segregazioni senza motivo, fantasmi che ritornano
inspiegabilmente, stanze della tortura, autoreclusioni, sessualità che hanno
abbandonato il corpo, bisogno di sotterraneo, di inferi: nel fascinoso saggio
questi e altri argomenti li visiterete attraverso una eccellente documentazione
letteraria. Il guaio è che, dopo la lettura di queste pagine, le obiezioni
mancano. È vero che «ogni epoca crea i propri mostri, personifica in esseri
altamente simbolici le proprie rimozioni, le repressioni sociali e religiose, le
proprie ossessioni e paure»? Di certo, noi abbiamo ancora bisogno di scandalose
infrazioni alla logica e di ficcarci in qualche clausura, dove «incontriamo
tutto ciò che sta contro la morale e oltre la scienza».
Si cerca sempre in un labirinto, si incontra prima o poi un mostro. Così, per
fare un altro esempio, ci si rende conto leggendo in Boiardo l' innamoramento di
Orlando che appaiono tutte le possibili impersonificazioni del male, forze che
ci spingono verso lo stato selvaggio, aggressivo. Non sono che degli antenati,
neanche tanto lontani, di Frankenstein, Dracula, Hulk. L' itinerario che il
paladino percorre con le sue emozioni li materializza per il lettore prima che
siano stati inventati. Anche l' Antico Testamento è gremito di mostri sottomessi
da Dio, ma alcuni sono per l' uomo invincibili. Possono riapparire come Moby
Dick, trasformandosi nella celebre opera di Melville. Egli paragona la sua
balena al Leviatano (il «serpente guizzante» di Isaia 27,1). Ma proprio in
questa lotta, il bianco cetaceo diventa qualcosa di indissociabile dall' uomo:
lo scontro è lo sforzo per penetrare l' oscurità, quel mistero con cui Dio ha
avvolto la sua creatura precipitata sulla terra. Un altro labirinto, insomma,
con pareti fatte di acqua e tenebre. Da temere e da inseguire.
Dalle donne sepolte vive di Poe ai bestiari orientali, dai melodrammi con i
vampiri al romanzo Pet Sematary (1983) di Stephen King, narrazione liberatasi
dall' incerto discrimine tra realtà e fantasia, tra ragione e follia, da Fazio
degli Uberti a Verga, da Borges a Eco, Paolo Orvieto presenta ciò che Jung
immaginava sepolto «negli strati più antichi dello spirito umano». È un cammino
a ritroso, verso una zona indeterminata del nostro pensiero; si cerca in un
labirinto infinito di cui si è persa la mappa. Per questo non importa se mai sia
esistita l' antica costruzione di Dedalo o se effettivamente conteneva il
Minotauro, perché qualcosa di quel mito continua a vivere in ognuno di noi.
Misteriosamente. Nella sua Critica del giudizio, Kant ha scritto che l' arte
deve mettere in gioco, coinvolgere tutte le facoltà spirituali del lettore oltre
ogni limite imposto dalla razionalità. I Greci risposero tre millenni prima
inventando un labirinto, al cui centro c' era un mostro. Cercarlo o fuggirne?
Combatterlo o lasciarlo tranquillo con il suo pasto fatto di innocenti
fanciulli? La risposta cambia in ogni epoca. Quella definitiva temiamo che l'
uomo non la conosca ancora.
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Sul pavimento della cattedrale gotica di Chartres, in Francia, è disegnato il labirinto riprodotto qui sotto.
La sua forma è circolare e il diametro misura 12,87 m. Per andare dall'ingresso indicato con A, al punto di arrivo indicato con B bisogna percorrere 261,5 m.
Vuoi raggiungere la saggezza? Vuoi diventare veramente abile in qualche arte? La musica, lo sport, la coltivazione dell'orto, la conoscenza delle persone, l'amore, la matematica,...?
Questo labirinto ti può insegnare molte cose. C'é un ingresso e il tuo obiettivo è arrivare al centro del labirinto. Ma poi devi saper tornare indietro, in questo mondo normale da cui sei partito. Solo in questo mondo infatti, ciò che hai imparato può essere utile per tutti.
Appena partito, la Via ti porta
subito vicinissimo alla meta.
Ti sembra di essere già arrivato, basta fare un salto e sei al centro del
labirinto.
Ma il salto è impossibile. Devi seguire la Via.
La Via ora si allontana un po' dal
centro.
Ciò che sembrava facile comincia a mostrare le sue difficoltà.
Ciò che sembrava conquistato, è perso.
Stai forse scoraggiandoti?
Vorresti rivederlo da vicino?
La Via ti porta nuovamente a sfiorare
la meta.
Credi di essere quasi arrivato. Dopo tutto hai già fatto un bel pezzo di strada!
Ma ancora una volta non puoi entrare nel cerchio.
Inesorabilmente la tua presunzione è
punita.
La Via ti porta lontano, ai limiti dell'universo.
Vedi il sole là in fondo, come una piccola stella.
La Via ti mantiene lontano dalla
meta.
Devi sperimentare percorsi lunghi, freddi e difficili.
Ma il desiderio di raggiungere il tuo obiettivo aumenta.
Hai camminato abbastanza.
Hai affrontato e superato quasi tutte le difficoltà.
Sei ormai un esperto.
Ben pochi possono insegnarti qualcosa che tu non sappia già.
Improvvisamente, la Via, dai confini dell'universo, ti porta al centro
dell'universo.
C'è solo una piccola deviazione, come una foglia su un ramo prima del fiore.
E' un'illuminazione.
Ricorda la partenza.
Assomiglia all'arrivo, ma è tutt'altra cosa.
Alcuni si sono fermati ai primi
passaggi
e continuano a guardare il fiore
credendo di essere arrivati.
Se vuoi arrivare devi percorrere
tutta la strada,
non esistono scorciatoie.
Il viaggio di andata e ritorno
in una animazione
(tratta da: http://www.geomancy.org/labyrinths/chartres/char-2.html)
Altri labirinti su cui meditare
Il labirinto della
Basilica di San Vitale a Ravenna.
La strada da percorrere è quella nera.
Antico labirinto greco (cretese).
La struttura a spirale del labirinto cretese.
ALCUNE RAPPRESENTAZIONI ANTICHE DI LABIRINTI:
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UNA RAPPRESENTAZIONE DI LABIRINTI IN PIETRA DEL NORD EUROPA:
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