L’epilogo etrusco: i Galli e Roma

In questo paragrafo analizziamo in modo più approfondito il rapporto tra Roma e gli Etruschi. Abbiamo già detto che l’Etruria perde la supremazia sui mari a scapito di Siracusa e vede fallire il suo progetto di alleanza con i Cartaginesi ed (a livello più ampio) con i Persiani sconfitti a Salamina dagli ateniesi (filo-siracusani). Infatti presso Cuma, in particolare a Capo Miseno, la flotta etrusca è sconfitta dai siracusani, che, successivamente, saccheggiano le coste toscane, in particolare Populonia e Vetulonia, e l’ isola d’Elba e prendono la Corsica e Ischia (454 a.C.). In Sicilia, presso Imera, stavolta per via di terra, gli Etruschi perdono di nuovo contro i siracusani e contemporaneamente a Salamina la Grecia sconfigge i Persiani. Fallisce così l’alleanza tra Etruschi, Cartaginesi e Persiani che voleva contrapporsi a quella tra Greci e Siracusani. Nel 350 a.C. alcuni ambasciatori tirreni si recano in Mesopotamia da Alessandro Magno, per chiedere aiuto, ma non ricevettero una pronta collaborazione: Alessandro avrebbe preparato un’invasione dell’occidente solo dopo circa dieci anni. Dopo Veio, testimone della scarsa coesione tra le città della lega, cadono le altre città, una dopo l’altra, tra cui Falerii, capitale dei Falisci e gli avamposti di Tarquinia. Nel 387 a.C. i Celti di Brenno sconfiggono i Romani ad Allia, devastano l’Etruria e Roma, che si ricostruisce, anche se in un primo momento, nel quale Camillo si oppose, si pensava di spostare la capitale da Roma a Veio. Nel 350 a.C. i siracusani depredano Pyrgi e Caere, Roma conquista Tarquinia, con forti rappresaglie ed i Galli dilagano in Valle Padana, non trovando la minima resistenza. Tutte le città della lega del nord sono prese, ad eccezione di Spina e Mantova. Spina ed Adria verranno poi prese dai greci che nel frattempo avevano fondato Ancona. L’ economia agricola è distrutta: non si produce più vino, ricompaiono le paludi in Valle Padana, il sistema idrico è distrutto, cresce solo del grano che la città di Spina commercia con la Grecia (non si producono più vasi attici, anche perché la città greca di Marsiglia ha una florida attività con i Liguri e i Galli). Per rappresaglia contro i Galli, alcuni etruschi eseguono atti di pirateria sui carichi di grano. Nel 310 a.C. i Romani, comandati da Q. Fabio Rulliano, invadono e saccheggiano la Selva Cimina ritenuta sacra e inviolabile. Gli Etruschi non seppero sfruttare le guerre sannitiche: nel 295 a.C. subirono in particolare una sconfitta a Sentinum, non interagendo bene con gli Umbri. E’ anche vero che i Romani separarono geograficamente le varie tribù sannitiche tra loro e queste, a loro volta, dagli Etruschi, mantenendo neutrale la striscia di territorio dei Peligni (Sulmona-Chieti). Nel nel 283 a.C. assoldarono (dapprima venendo depredati) i Galli per combattere contro Roma vicino Bassano in Teverina, sul lago Vadimone, ma furono sconfitti, tanto che le acque del Tevere si tinsero di rosso. In tale occasione furono cacciati dall ‘Italia i Galli Senoni (che subirono un genocidio nei pressi di Rimini), con la fondazione di Sena Gallica (Senigallia) ed i Boi. Si ribellarono ai Roamni ad Arezzo, ma furono annientati. Sperarono inutilmente in Pirro, che dopo aver vinto ad Eraclea (Basilicata) nel 282 a.C., perse a Maleventum. Sostennero Annibale vanamente nel 210 a.C., subendo ritorsioni e processi sommari dai Romani. Eseguirono azioni di sabotaggio, di frode e di pirateria contro Roma. I Romani fondarono colonie di controllo in Etruria: Rusellae, Castrum Novum (Porto Clementino), Alsium, Fregene, Saturnia e Graviscae. Nel 225 a.C. i Galli devastano di nuovo l’Etruria e sono sconfitti dai Romani a Talamone, la Maremma non si riprenderà più dalla devastazione: il grande sistema idrico di bonifica è stato distrutto e si lascia il posto a paludi e zanzare. Si racconta che Ansedonia, Graviscae, Rusellae erano città inospitali, con aria insalubre. L’Etruria pagò a caro prezzo le azioni di guerriglia e di favoreggiamento dei vari condottieri, scesi in Italia per combattere i Romani: confische di beni, tribunali, persecuzioni, liste di proscrizione. Fino al 100 a.C. i Tirreni godevano ancora di un’agiata economia e di una certa ricchezza, segno di una continua attività commerciale, seppure sempre più debole. Osserviamo che in questa fase il destino dei Tirreni è molto simile a quello dei Sanniti, entrambi in lotta contro Roma. Il latifondismo riduce alla fame il Sannio e l’Etruria: il prezzo del grano si è ridotto, visto che tanti oramai sono i paesi dell’ impero che lo producono. Con l’avvento di Caio e Tiberio Gracco viene proposta la riforma agraria e si fonda un partito d’ispirazione popolare, per porre un freno a questa piaga della società. A seguito della loro uccisione nel 130 a.C. l’Italia conosce il flagello della guerra sociale. Il console Lucio Giulio Cesare, per evitare la guerra, propone la lex julia: abroga il latifondo e concede la cittadinanza romana, anche se non con diritto di voto, ai popoli si schierano per la pace. Gli Etruschi si accontentano ed evitano di scendere in combattimento al fianco dei Sanniti, che assieme ai Piceni e Marsi avevano fondato una capitale a Corfinium, in Abruzzo. Tale evento è ricordato a Perugia nell’Ipogeo dei Volumni. Cessata la guerra tale legge fu respinta dal Senato e scoppiò la guerra civile che vide come protagonisti Mario, popolare, vittorioso sulle tribù celtiche dei Cimbri e Teutoni, e Silla, uomo degli ottimati (patrizi), abile e astuto stratega. Nonostante il popolo si fosse schierato per il primo, Silla, dopo aver massacrato i Sanniti, marciò su Roma e prese il potere. Pompeo intanto sconfisse truppe tirrene in Val di Chiana e ad Arezzo (88 a.C.). Mario, assieme a Cinna, altro popolare, approfittando della guerra che Silla aveva mosso a Mitridate in Grecia, riprende il potere. E’ un buon periodo per tutti i popoli italici. Mario e Cinna muoiono tra l’86 e l’84 a.C.. Silla ritorna e nell’82 a.C. sconfigge i popolari a Prenestae, dove avviene una strage di Sanniti, e poi a Porta Collina (Monte Antenne-Roma) con un altro famoso massacro. Silla si dirige in Etruria, dove subisce l’ unica sconfitta a Saturnia, ma poi si vendica a Chiusi con l’aiuto di Pompeo. Fino al 79 a.C., anno della caduta di Volterra, ci sono state rappresaglie, liste di proscrizione, con premi per chi uccideva i proscritti, inibizione dalle cariche pubbliche, confische di beni, riduzione dei territori ad Arezzo, Fiesole e Chiusi. L’Etruria era alla fame. Solo più tardi, Cicerone riuscì a far ridare terre a Volterra ed Arezzo. Nel 62 a.C. alcuni abitanti di Fiesole e Arezzo si unirono vanamente a Catilina e furono sconfitti a Pistoia. Come si vede, l’Etruria, è stata sempre sede di sommosse. Il periodo di Cesare (49-44 a.C.) è ottimo per i Tirreni: c’è rispetto, pace e riprendono le attività commerciali. Del resto Arezzo si mostrò simpatizzante il generale, accogliendo le coorti spedite in avanscoperta prima di passare il Rubicone. Con la morte di Cesare finisce il nono secolo etrusco. Con l’avvento di Augusto si assiste alla distruzione di Perugia del 40 a.C. per aver appoggiato il fratello di Marco Antonio, sconfitto ad Azio da Agrippa nel 31 a.C., con la deportazione di 300 perugini, trucidati nel Foro Romano. Mecenate consigliò l’imperatore di ricostruire Perugia, che si chiamò Augusta Perusia. Comincia per l’Etruria uno sviluppo nel turismo, di moda già all’epoca. Famose erano le fonti termali Fontes Clusini presso Chianciano e Aquae Populoniae presso Populonia. Nacquero le provincie, le colonie, le regioni romane ed i processi di latinizzazione presero sempre più piede. L’ultimo imperatore amico dei tirreni fu Claudio, loro grande studioso, morto nel 54 a.C., che compose i “ Tyrrhenica “, studi di etruscologia, mai trovati. Dunque gli Etruschi insegnarono moltissimo ai loro discepoli romani, che li distrussero e perseguirono una politica di propaganda e di denigrazione nei loro confronti: tecnica adottata nei confronti di tutti i popoli vinti, in particolare dei tirreni che erano stati i fondatori dell’urbe.